Nota d’intenti
english version / version française
Nota d’intenti
Un’opera di memoria
Il luogo sparirà a causa del prossimo ampliamento della stazione (a partire dal 2024); due o tre dei professionisti che vi lavorano da trent’anni andranno in pensione.
Un nuovo edificio, previsto dal Cento Sociale Protestante (da cui dipende il Atelier Galiffe), sorgerà in un altro luogo della città, ed un nuovo gruppo di professionisti, formati ai nuovi metodi di lavoro sociale, vi assumerà le sue funzioni.
E’ quindi necessario, prima di tutti questi cambiamenti, fare un lavoro di memoria su questa storia che finisce, lavoro che sarà utile alla formazione degli assistenti sociali e del personale infermieristico sensibili alla precarietà psichica.
Ritratti di persone vulnerabili
Più in generale, la mia intenzione è di mostrare e di valorizzare percorsi di vita e strategie di resilienza di persone che vivono ai margini della società. Queste persone sono accolte in un luogo in cui non si cerca l’eccellenza, la produttività, e neppure la guarigione. Un luogo dove ciò che conta è il legame tra gli esseri umani, l’interesse per la differenza e l’attenzione all’altro, in un’atmosfera di benevolenza.
Una posizione professionale che sta per scomparire?
Cercherò di capire, osservandoli mentre lavorano, l’etica professionale dei tre animatori e animatrici, ognuno con le proprie specificità e preferenze, e di descrivere come ne parlano nelle interviste.
Incontrerò anche gli utenti del laboratorio per avere il loro parere.
Cercherò anche di incontrare altri professionisti della salute mentale pubblica, per mostrare le importanti relazioni che esistono fra i luoghi come Galiffe e la psichiatria istituzionale.
Il collegamento al’luogo
Il locale è una capanna degli anni ’50 immersa in un giardino brulicante di verde, che circonda una piazzetta alberata con fontana : un’isola di biodiversità nel cuore della città, una grotta AliBaba di materiali riciclati di ogni tipo. Per le sue condizioni molto fatiscenti e la sua posizione centrale, l’Aelier Galiffe offre un ambiente caldo e accogliente facilmente accessibile. Se potrebbe misurare in quanto la presenza del giardino e dei grandi alberi nella piazza contribuiscono al benessere di questa popolazione urbana indebolita? Esiste un legame descrittivo tra il luogo e le persone e il loro benessere?
L’Atelier Galiffe nel suo contesto storico
Il deterioramento della situazione economica provoca un aumento della sofferenza psicologica, a Ginevra come altrove nelle nostre società occidentali del XXI secolo. Il numero di beneficiari del aiuto sociale è alle stelle, insieme al crescente burnout degli operatori della salute mentale. Tuttavia, l’ospedale psichiatrico non è più un luogo in cui vivere: i soggiorni di cura sono brevi e invece il focus è sulla chimica per rimettere in piedi le persone il prima possibile e riportarle al loro contesto. La creazione del Atelier Galiffe – all’interno della Rete di Ginevra e Romandia per l’assistenza sanitaria e l’integrazione delle persone affette da disturbi mentali – risale agli anni ’80, quando il movimento antipsichiatrico cercava un’alternativa a cui all’epoca si faceva spesso esperienza come reclusione. Fortunatamente le cose sono cambiate molto da allora, sotto l’influenza di vari attori, sia medici che associativi.